(25 settembre 2024, Udine) La situazione di sovraffollamento e le condizioni igieniche precarie del carcere di Udine scatenano reazioni contrastanti tra il sindacato e il Garante dei diritti dei detenuti, con appelli per interventi urgenti e soluzioni non repressive
di Paola Capitanio
Il carcere di via Spalato a Udine è nuovamente al centro dell’attenzione per una situazione sempre più insostenibile. Martedì 24 settembre, un giovane detenuto con problemi psichiatrici ha cercato di autolesionarsi e successivamente ha appiccato un incendio, dando fuoco a un materasso nella sua cella. L’episodio ha causato l’intossicazione di tre agenti di polizia penitenziaria, fortunatamente dimessi dall’ospedale con prognosi di 15 e 6 giorni.
Il sovraffollamento è una delle principali problematiche della struttura. Attualmente, ci sono 173 detenuti in un edificio con una capienza di soli 90 posti. Andrea Sandra, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine, ha espresso preoccupazione per le condizioni igienico-sanitarie del carcere, definendo il piano terra “invivibile”. Ha inoltre sottolineato che molti detenuti, come il giovane coinvolto nell’incidente, dovrebbero essere trasferiti in altre strutture adeguate per i loro problemi psichici.
Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), per voce del segretario generale Donato Capece, ha richiesto misure più severe nei confronti dei detenuti violenti e un intervento urgente da parte del Ministero della Giustizia. Secondo Capece, l’incidente di Udine è solo uno dei tanti eventi critici che si sono verificati recentemente nelle carceri italiane, evidenziando la necessità di migliorare le condizioni di sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie.
Last modified: Settembre 25, 2024