(8 novembre 2024, Udine) Confindustria Fvg esprime una netta contrarietà alle disposizioni contenute nel Ddl Bilancio 2025 che prevedono l’inserimento di rappresentanti del Mef negli organismi societari delle imprese che ricevono contributi pubblici superiori a 100mila euro.
di Paola Capitanio
Confindustria Friuli Venezia Giulia si oppone fermamente alle disposizioni introdotte dal Ddl Bilancio 2025, che prevedono la presenza di rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) negli organismi societari delle imprese che ricevono contributi pubblici superiori a 100mila euro, anche indiretti. Secondo l’associazione, questa misura è inaccettabile, poiché impone un controllo esterno che compromette l’autonomia gestionale delle aziende, alimentando un clima di sfiducia nei confronti degli imprenditori. Il presidente di Confindustria Fvg, Pierluigi Zamò, ha sottolineato che questa disposizione presume che le aziende utilizzino impropriamente i fondi pubblici, mettendo in discussione la competenza degli imprenditori e dei professionisti già coinvolti nei controlli interni, come dottori commercialisti e revisori contabili.
Il Ddl Bilancio 2025 giustifica questa novità con l’intento di migliorare l’efficienza e l’allocazione delle risorse pubbliche, ma secondo Zamò, la misura si rivela non solo intrusiva ma anche esageratamente restrittiva. L’imposizione di un sindaco o revisore di nomina ministeriale, che andrebbe a sovrapporsi ai controlli già esistenti, appare agli occhi di Confindustria come un ulteriore onere che, anziché ottimizzare la spesa, aumenterebbe le difficoltà per le imprese, già gravate da monitoraggi e verifiche continui.
Zamò conclude con una ferma richiesta di eliminare questa misura, che, secondo l’associazione, non giustifica la sfiducia nei confronti delle aziende italiane, la cui capacità di autogestirsi dovrebbe essere riconosciuta e tutelata.
Last modified: Novembre 7, 2024