Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, ha testimoniato al processo contro i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio del giovane ricercatore, rivelando dettagli strazianti e il ricordo di un figlio sobrio e appassionato
Di Paola Capitanio
Nel corso del processo a Roma per l’omicidio di Giulio Regeni, Paola Deffendi ha fornito una testimonianza intensa e commovente. La madre ha ricordato il momento del riconoscimento del corpo, segnata dall’orrore delle torture subite dal figlio: “Quando lo vidi, il suo viso mostrava la brutalità subita. Una suora mi disse che Giulio era un martire, e in quel momento compresi tutto”.
La madre ha ricostruito l’ultimo contatto avuto con Giulio, il 24 gennaio 2016, tramite Skype. Giulio parlò della tensione legata al 25 gennaio, anniversario della Rivoluzione Egiziana, rassicurando i genitori di aver fatto scorta di cibo e che sarebbe rimasto al sicuro. Tuttavia, tre giorni dopo, il giovane scomparve, segnando l’inizio di una tragica vicenda che avrebbe sconvolto non solo la famiglia ma l’intera opinione pubblica.
Deffendi ha raccontato anche della passione di Giulio per il mondo arabo, nata durante un viaggio a Istanbul, e del suo impegno nel combinare studio e lavoro per costruire un futuro utile e significativo. La madre ha descritto un giovane sobrio, rispettoso, appassionato di giustizia sociale e profondamente interessato alla condizione delle donne nel mondo del lavoro.
Tra i ricordi, emerge anche un episodio significativo: l’incontro casuale con l’ambasciatore egiziano in un aeroporto, dove Paola e il marito lo interrogarono sul processo in Italia, ottenendo una risposta evasiva.
Questa testimonianza non solo tiene viva la memoria di Giulio, ma continua a richiedere giustizia per una vicenda che resta una ferita aperta per l’Italia e per tutti coloro che cercano la verità.
Last modified: Gennaio 23, 2025