(27 dicembre 2024, Udine) Una ricerca analizza 16 anni di attività psichiatrica, dimostrando che l’approccio senza contenzione fisica è sostenibile e sicuro nel lungo termine
di Paola Capitanio
L’Università di Udine, in collaborazione con l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), ha condotto uno studio innovativo sugli effetti della non-contenzione fisica e delle “porte aperte” in ambito psichiatrico. Analizzando i dati dal 2007 al 2022 del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc), i ricercatori hanno dimostrato che questa gestione non aumenta l’aggressività nei confronti del personale sanitario nel lungo periodo.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nursing Reports, ha rilevato che su 113 incidenti registrati nel periodo esaminato, l’81,4% era dovuto ad aggressioni fisiche. Tuttavia, il numero di incidenti è calato drasticamente dopo la fase di transizione alla non-contenzione, passando dai 16 del 2014 ai 4 del 2022.
Marco Colizzi, responsabile dell’Unità di psichiatria dell’ateneo, ha spiegato che “la non-contenzione, se accompagnata da adeguata formazione e supporto organizzativo, può ridurre i rischi e migliorare l’ambiente lavorativo e terapeutico”. La politica di non-contenzione, adottata solo dal 6% dei reparti psichiatrici italiani, rappresenta un’alternativa alle misure coercitive, spesso percepite come traumatiche dai pazienti e associate a risposte aggressive.
Lo studio ha anche evidenziato che durante la transizione è fondamentale garantire un supporto organizzativo e formativo al personale. Inoltre, il cambiamento ha comportato un aumento del rapporto medico-paziente, migliorando l’efficacia delle cure.
Questa ricerca, unica nel panorama italiano, offre una base scientifica per promuovere modelli psichiatrici più umani e rispettosi, confermando che la non-contenzione è una pratica attuabile, purché gestita con attenzione. I risultati potrebbero influenzare positivamente il dibattito nazionale sulle politiche sanitarie in ambito psichiatrico.
Last modified: Dicembre 27, 2024